– Guarda la terra di lontano, disse il vecchio Tarkus.
T – Chiudi gli occhi mio giovane allievo e concentrati sull’organo dell’immaginazione. Inizia a creare immagini visive nella tua testa.
A – Sì, ora sto iniziando a proiettare.
T – Bene, ora guarda la profondità dell’abisso cosmico, e piano piano riemergi da esso finché non riesci a vedere in lontananza, come un puntino, la nostra galassia.
A – Sì sì, ci sono dentro proprio adesso.
T – D’accordo. Ora continua: vedi per caso dolore in questo abisso nero?
A – Dolore? No, solo quiete, calma, quasi… armonia.
T – Avvicinati ora, inizi a vedere la galassia? La galassia con le sue forme? La spirale ed il cerchio illuminato al centro?
A – Sì, vecchio Tarkus, la vedo. Mi sto avvicinando. Chissà a che velocità sto andando!
T – Bene ora avvicinati finché non riesci a contemplarla tutta insieme con i suoi ammassi di stelle.
A – Certo!
T – Dimmi, vedi forse dolore ora?
A – Ancora? No… ma perché me lo chiedi?
T – Non chiederti a cosa serve la mia domanda, cerca invece di rispondere concentrandoti più che puoi sull’osservazione del dolore.
A – Mmh! Ok. Bé, a dir la verità…
T – Sì?
A – Non è dolore però.
T – Parla su, non indugiare!
A – Vedo due stelle che collidono fra di loro, ed un’altra più in là che esplode.
T – Oh! E dimmi, questo ti turba per caso?
A – No, no… solo, toglie un po’ quella quiete che stava nell’abisso.
T – Bene. Ora prosegui, cerca il nostro quadrante, avvicinati al nostro sistema solare. Finché non vedi la terra grande almeno come una noce.
A – Sarà fatto… Eccomi.
T – Vedi contesa? Dolore?
A – No, no.
T – Vedi meno armonia e quiete rispetto all’abisso?
A – Beh… è come se quella quiete basale dell’abisso si fosse complessificata. Come se sulla tonalità di fondo fosse iniziata la melodia, un accordo di Do maggiore.
T – Interessante… però niente dolore?
A – Niente.
T – Avvicinati ancora, supera l’atmosfera, guarda le terre emerse esplodere di colori, guarda la parte illuminata dal sole.
A – Sì.
T – Avvicinati, avvicinati ancora! Vai verso la Francia, passa fra gli aerei che volano in cielo, punta verso Parigi.
A – Sto volando sopra la città, è grande come il mio pugno.
T – Allora avvicinati ancora un po’, finché non è grande come una zucca…
A – Mmmmh…
T – Ecco! Adesso fermati! Vedi dolore?
A – No.
T – Vedi qualcosa di più complesso rispetto a prima? La melodia si è complessificata?
A – Sì, sì. Si sta facendo più movimentata… è difficile adesso percepirla come armonia guardando a tutte quelle auto che sfrecciano.
T – Bene, non indugiamo! Sfreccia subito verso le banlieu più veloce che puoi! Entra nel quartiere, scendi giù per le vie. Avvicinati a quella palazzina. Guarda in quelle case dove sei cresciuto.
A – Sì!
T – Ora fissane una ed entraci dentro, guarda la famiglia. Vedi dolore?
A – Sì maestro! Sì! Ora vedo il dolore, e lo sento pure.
T – Quant’è lontana quell’armonia che vedevi nell’abisso?
A – Oh, per Giuda! Lontana anni luce!
T – Ti chiedo un ultimo sforzo, te la senti Adin?
A – Sicuramente… ce la posso fare.
T – Fissa il figlio, quello più grande. Avvicinati ai suoi occhi e guardalo intensamente, appoggia il tuo naso al suo e fissagli le pupille.
A – Sì!
T – Adesso entra dentro quella testa e vola in quell’alveare di pensieri commisti a sensazioni. Dimmi, vedi dolore? Senti dolore? C’è l’armonia?
A – Oh Signore! No! E’ finito tutto, sembra di stare in guerra. Una sparatoria di idee, pensieri, emozioni. Uno sciame dietro l’altro, come mosconi sopra il lercio delle discariche!
T – Bene, cerca di non soffermarti troppo, non avere paura. Adesso: vedi tutti quegli sciami? Provengono da una stessa direzione.
A – Sì! Sì!
T – Cerca quel punto, cerca di trovare da dove provengono quelle idee, quei pensieri. Superali! E vai verso la direzione dalla quale provengono. Passa oltre i pensieri, supera pure le sensazioni, le emozioni, vedi gli istinti e gli impulsi? Saltaci sopra e prosegui oltre, vai verso quel punto ed entraci dentro!
A – Ci sto provando… è difficile, sono duri ed ingombranti; sono forti.
No! Mmh
Sì! Ce l’ho fatta. Provengono tutti dallo stesso punto.
T – Entraci! Entraci!
A – Lo sto facendo, sto passando. Sono entrato!
T – Ah, sì! Guardati attorno ora, dimmi… vedi dolore?
A – No, vecchio Tarkus. Più nessun dolore, più nessuno sciame. Solo… quiete. Calma. Armonia basale.
Adin si gira verso Tarkus con volto stupito e dice: “Sembra proprio lo stesso luogo dal quale siamo partiti… l’a…
T – L’abisso cosmico.
Una pausa silenziosa di pensieri avvolge i due.
T – Questo è il potere della lente di ingrandimento: avvicinati alle cose, focalizzati su di un settore della realtà e ne percepirai il dolore. Allontanati e piano piano il dolore, come vapore sembrerà diradarsi.
A – Oltre a ciò, focalizzati su di un punto adimensionale e vi troverai la matrice dell’universo.
Ed il sole tramontò ed il sole risorse…
Pablo Pellegrini
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Pablo Pellegrini, 21 anni, studente di Filosofia a Trento. Appassionato di teatro e di musica, suono la chitarra e gioco a calcio (sempre teatro insomma). Scrivo per disperazione e per sciogliere gli attacchi di panico, amo il racconto breve perché credo che nella contemporaneità non ci sia spazio per i romanzi.